TUTTI gli evangelisti riferiscono del gesto, ritenuto rivoluzionario, di Gesù che scacciò dal Tempio i cambiavalute, e le loro monete, rovesciandone i tavoli, dato che con la loro presenza avrebbero potuto profanare l’area sacra del Tempio (Matteo 21,12-13; Marco 11,15-17; Luca 19,45-46 ; Giovanni 2,13-16).
Il fatto accrebbe maggiormente l’odio verso il figlio di Dio, visto che l’attività “rinnegata” era tollerata, in un certo senso, dai sommi sacerdoti del tempio. La vicenda può far pensare che Gesù non tollerasse le monete, ma questo è errato, poichè egli le nominò spesso nelle sue parabole.
Leggendo i Vangeli ci si accorge infatti che Gesù, oltre ad essere un uomo del suo tempo, era anche un buon conoscitore del valore monetario. Conosceva la paga di un giornaliero (Matteo 20,2-14), di che cosa comportava l’indebitamento per denaro (Matteo 5,26 ; 18,24 ; Luca 7,41; 12,59) della quota che si doveva pagare ad un albergatore (Luca 10,35) del tipo di monete con cui si pagavano le tasse ai romani (Luca 20,24) o alla tassa per il Tempio (Matteo 17,27).
Gesù dimostra la conoscenza delle banche, come quando nella parabola dei talenti, rimprovera il servo malvagio di non essere stato capace neppure di affidare il denaro ai banchieri al fine di ritirarne gli interessi (Matteo 25,27 ; Luca 19,23). A tutti era nota l’amicizia di Gesù con i Pubblicani (peccatori) ,vale a dire con gli esattori delle imposte dei romani che fungevano pure da banchieri e finanzieri. Si deve a rigor storico puntualizzare che nel passato le monete in genere non andavano mai fuori corso, tranne se non venivano ritirare per essere rifuse, specialmente per i tipi aurei ed argentei.
Ai tempi di Gesù, in Palestina ne circolavano molte,coniate in differenti epoche e da differenti zecche, tra cui le più importanti del tempo erano: Tiro con i suoi Sicli, Antiochia di Siria, Cesarea marittima(spiccioli di Pilato), Gerusalemme (monete di Erode il grande ) e quelle delle città della Decapoli (Gerasa, Scythopolis, Hippos, Gadara, Pella, Amman, Dion, Canatha, Raphana, Damasco) collocate presso la frontiera orientale dell’Impero Romano, fra le attuali Giordania, Siria e Palestina. Le monete in uso si differenziavano in tre tipi: auree, argentee e bronzee.
Krusòn (moneta aurea); Denario , Didramma, Statère, Argùrion (monete argentee); Asse,Quadrante, Leptòn (monete bronzee). A ciò vanne aggiunte le cosiddette monete di conto come il Talento e la Mina (simili ai nostri ECU prima dell’Euro). I cambiavalute, in questo mercato monetario circolante così vario, avevano un posto predominante dal punto di vista economico e possono tranquillamente identificarsi con i nostri attuali “operatori di borsa o di valute” e quindi il sistema finanziario dell’epoca. Tutti gli uomini della Giudea con un’età maggiore dei 21 anni ( esclusi erano le donne,gli schiavi e i minori oltre ai sacerdoti), erano obbligati a pagare il tributo annuale al tempio e un’infinità di donazioni in denaro andavano nel tesoro del tempio. Inoltre nell’antichità i templi fungevano da veri e propri forzieri dove i ricchi depositavano i loro tesori nella considerazione che questi erano al sicuro dai ladri per il loro carattere sacro (chi mai avrebbe rubato in un tempio?).
Il tempio di Gerusalemme divenne una delle maggiori banche dell’antichità. Per pagare il tributo non si poteva usare le monete con l’effige imperiale di Cesare, in quanto queste erano ritenute idolatriche. Il Tempio coniava i propri sicli ortodossi di conio ebraico(sul modello del Siclo di Tyro) e per cui si rese necessario la presenza dei cambiavalute per convertire le altre monete con una commissione che andava tra il 10 e il 30% .
Il tempio era diventata un impresa gestita dai Sommi sacerdoti che sfruttava economicamente il popolo. Il culto portava enormi ricchezze alla città e ai commercianti, sosteneva la nobiltà sacerdotale, il clero e gli impiegati. Le monete dell’epoca raffiguravano quasi sempre sui loro diritti e rovesci delle divinità greche o romane (ercole,giove,apollo, giano , minerva ecc. ecc.) o le effigi dei vari regnanti del tempo (Cesare, Erode), per cui Gesù non poteva permettere che nel Tempio dell’Eterno ed Unico Dio si potesse consumare la compravendita di tali effimere divinità, anche se solo simbolici su delle monete. Nella foto una moneta di Erode il grande(40 a.c.-4 d.c.).
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Quando decidete di lasciare dei beni, individuate bene a chi lasciarli!! Che sia qualcuno che si ricordi di voi, sempre, che redistribuisca con le opere il bene che avete sperato, che faccia in modo che non moriate mai per la gratitudine che vi devono. Che producano amore in vostro nome.
Non lasciateli a chi li disperde, a chi accaparra beni senza redistribuire come fa questa Chiesa che apparentemente sembra fare carità solo per scontare benefici fiscali, ma che per mantenersi è disposta a svendere Dio e lasciare i suoi figli nella assoluta disperazione.