- by Aldo Maria Valli
Per il Natale 2019 l’ong dei francescani, Franciscans International, invia un raccapricciante biglietto d’auguri che raffigura Maria e la Pachamama. Stanno una di fronte all’altra, entrambe incinte, sotto il titolo Visitatio Mariae, e il messaggio augurale, in inglese, dice: «Nel contesto della natività Luca ci racconta l’incontro tra Maria e sua cugina Elisabetta. Le due donne, entrambe in attesa di un bambino, si incontrano con attenzione e sensibilità. All’apertura del Sinodo, papa Francesco ci ha chiesto di avvicinarci in punta di piedi alla gente dell’Amazzonia. In questa immagine vedete Maria, che noi onoriamo come nuova Eva o Madre della Vita, insieme alla Pachamama, che alcuni popoli indigeni onorano come madre della terra. Anche Francesco d’Assisi descrive la terra come nostra madre nel Cantico. Celebrando il Natale, desidero che ci avviciniamo a Dio e ci avviciniamo l’un l’altro in punta di piedi, in modo da sperimentare in questi incontri la vita reale».
Segue la firma del responsabile, Markus Heinze OFM, direttore esecutivo, e infine c’è una celebre frase del filosofo ebreo Martin Buber: «All real living is meeting», ovvero «Ogni vita vera è incontro».
Ora, mi vengono spontanee alcune osservazioni.
Come sappiamo, quella che chiamiamo la Visitazione della Beata Vergine Maria ricorda la visita che Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo, fece alla cugina Elisabetta. Come ci racconta Luca (1, 39-45) in un passo molto bello e intenso, Maria andò da Elisabetta per aiutarla negli ultimi mesi della gravidanza, che per la cugina avvenne in tarda età, e per ricevere qualche consiglio dalla parente più esperta: è molto bello: «In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”».
L’episodio di Giovanni il Battista che sussulta nel grembo di Elisabetta non appena sente il saluto di Maria è uno dei più noti del Vangelo. Giovanni avverte che nel grembo di Maria c’è Gesù e ha una reazione di gioia. Al momento della Visitazione, dunque, non si incontrano solo la giovane Maria e l’anziana Elisabetta, che era stata creduta sterile. Per la prima volta si incontrano Gesù e Giovanni il Battista, il Messia e il suo Precursore. E il grande protagonista, sebbene invisibile, è lo Spirito Santo, che ha scelto Maria per concepire il Salvatore e ha donato la gravidanza all’anziana moglie di Zaccaria.
Così come viene proposta dal biglietto d’auguri di Francescans International la Visitazione diventa invece una questione tutta orizzontale e tutta terrena, che riguarda l’incontro fra due culture. Ecco così l’incredibile presenza della Pachamama (presenza ormai fissa in certi ambienti «cattolici») al posto di Elisabetta, ed ecco l’annotazione che le due donne si «incontrano con attenzione e sensibilità», il che è vero, ma ancor più vero è che non tutto si riduce lì. Quell’attenzione e quella sensibilità non nascono dal semplice rispetto e dall’affetto recirpoco. Lì non ci sono solo due donne incinte. Lì ci sono due donne incinte consapevoli di essere parte di un disegno ben più grande, qualcosa di incommensurabile, che va al di là delle loro persone, perché è volontà di Dio.
Il messaggio d’auguri fa poi riferimento al recente sinodo e alla richiesta di Francesco di avvicinarci «in punta di piedi alla gente dell’Amazzonia», ma che c’entri tutto questo con la Visitazione non è chiaro, e sorprendenti sono le parole che vengono dopo, là dove si lascia intendere che l’accostamento tra Maria e la Pachamama sia del tutto naturale, visto che noi onoriamo Maria «come nuova Eva o Madre della Vita» e la Pachamama è onorata da alcuni popoli indigeni come madre della terra.
Mettere sullo stesso piano Maria Madre della Vita (ma perché non dire Madre di Dio? Forse il dogma della maternità divina di Maria è poco spendibile dal punto di vista del politicamente corretto?) e la Pachamama madre della terra è arbitrario, ingiustificato, assurdo. Maria non può essere in alcun modo accomunata a un idolo pagano di estrazione panteistica. Il parallelo non regge e diventa ben più che irriverente. È sacrilego.
Quanto meno fuorviante è poi l’affermazione secondo cui «anche Francesco d’Assisi descrive la terra come nostra madre nel Cantico», quando invece nel Cantico delle creature san Francesco non loda sorella madre terra in sé e per sé, ma loda il Signore per averci donato sorella madre terra: «Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti variopinti, con fiori ed erba».
Nel messaggio d’auguri di Franciscans International c’è insomma un bel po’ di confusione. Che purtroppo appare voluta ed è consequenziale a quella troppo spesso seminata a piene mani dall’attuale magistero papale.